Tag: Autonomia

Dalla Catalunia al Tirolo

di Michele Kettmajer

Federico Zappini, un amico da sempre attento alle dinamiche sociali delle comunità e dei suoi territori anche autonomi, mi ha girato questo post di Davide Buldrini. Buldrini ragiona da tempo su un Europa più federata magari con una nuova ricerca del significato di nazione e di confine e ricorda quali e quanti territori autonomi o alla ricerca di più autonomia ci sono nel vecchio continente. I referendum, cosi con il metodo attuale e in questa epoca ancora sconosciuta e senza nome non restituiscono il senso di una comunità, ne i sui talenti ne le sue capacità di gestire bene il territorio. Un territorio che è soprattutto un bene comune matrice dell’autonomia.

Belluno ha “vinto”, sarà referendum il 22 ottobre

di Zenone Sovilla

Un’autonomia nell’autonomia. È la rivendicazione storica dei bellunesi che ora trova un nuovo ancoraggio in un referendum provinciale che il 22 ottobre si affiancherà a quello della Regione Veneto. La consultazione popolare, indetta dalla Provincia di Belluno, ha avuto il via libera di Venezia e dunque consentirà ai cittadini dolomitici di rilanciare la richiesta che venga finalmente attuata (e ampliata) la norma di tre anni fa che prevede il trasferimento a Belluno di rilevanti competenze (dal turismo all’agricoltura, dall’energia ai rapporti transfrontalieri).

Un primo bilancio. Sguardi per abitare il presente.

di Michele Nardelli

Il “Viaggio nella solitudine della politica” dopo una breve pausa agostana si avvia alla sua quarta tappa lungo l’itinerario che percorre il “limes” del nordest italiano, fra Venezia e Goli Otok, l’isola nuda tristemente celebre per aver ospitato il gulag del regime titino nel secondo dopoguerra.
Nel riprendere ora questo cammino alla ricerca di nuovi paradigmi per leggere il presente ed immaginare il futuro, vorrei provare a condividere con voi un primo bilancio, dal “prologo trentino” agli itinerari che hanno attraversato la “Regione Dolomiti”, le Terre Alte dell’Arco Alpino occidentale, Roma e le sue città.

Confronto sul Terzo Statuto

Il nostro primo itinerario sulla rotta della “Regione Dolomiti” inizia non a caso con una conversazione a più voci sul tema cruciale del “Terzo Statuto di Autonomia”.

La ragione di fondo è che il cuore di una nuova fase della nostra vicenda autonomistica, dopo il riconoscimento della specialità (primo statuto) e l’esercizio di un’autonomia pressoché integrale (secondo statuto), dovrebbe essere incardinato sul progetto di un’Europa federale fondata su nuove realtà regionali.

In altre parole, una devoluzione di poteri verso l’alto e verso il basso da parte di Stati-nazione ormai obsoleti e fuori scala, una dimensione sovranazionale in grado di sostenere ed interagire con i flussi globali ed una diffusa capacità di autogoverno responsabile dei territori.

In questa chiave interpretativa il “Terzo Statuto” travalica i confini della nostra specialità ed investe in pieno tanto il confronto sul tema del rilancio del disegno europeo, quanto il percorso della formazione delle cosiddette macroregioni che sin qui tendono ad immaginarsi più come nuove forme statuali che come opportunità relazionali oltre gli Stati.

Ecco perché questo confronto non può rinchiudersi nei nostri confini regionali: ne abbiamo bisogno per ridisegnare l’Europa e ne abbiamo bisogno se vogliamo che le nostre stesse autonomie possano misurarsi su ambiti gestionali nei quali la dimensione qualitativa non è affatto estranea a quella quantitativa. Così da diventare – nel corso del nostro viaggio – un proficuo terreno di dialogo in provincia di Belluno come nell’alto Friuli. Per niente estraneo, per altro, alla stagione referendaria che interesserà il Veneto e la Lombardia (elezioni anticipate permettendo) nel prossimo mese di ottobre in ordine alle loro prerogative di autogoverno.

Dobbiamo per la verità prendere atto che l’avvio del confronto, in Trentino come in Alto Adige – Süd Tirol, ha risentito della crisi della politica (in senso lato) nella fatica ad immaginare scenari nuovi. Così se in Alto Adige – Süd Tirol il dibattito è stato condizionato da un confronto rivolto al passato (il diritto all’autodeterminazione) che risente di un conflitto non ancora diffusamente elaborato e che pesa sul presente/futuro, in Trentino il confronto è sembrato prevalentemente metodologico ed avulso dalla realtà.

Perché del Terzo Statuto ha senso parlarne solo a fronte del maturo superamento della fase precedente, in assenza del quale rischia di essere un azzardo intempestivo e per certi versi anche pericoloso. Non è un caso che voci autorevoli che pure in passato avevano posto l’esigenza di questa nuova fase, a fronte della crisi del progetto europeo e del vento neocentralistico che spira in Italia (ma anche dello sfarinarsi dei tratti salienti dell’anomalia trentina), abbiano per così dire azionato il freno a mano.

Ciò nonostante crediamo sarebbe un errore. Il tema del Terzo Statuto va posto invece proprio come risposta al vento contrario e allo smarrirsi dei luoghi che hanno dato corpo all’autonomia, pur sapendo che il suo approdo richiederà una gestazione di lungo periodo. Un esercizio che sfida la politica nella sua degenerazione pragmatico/emergenziale, per riflettere sull’appannamento dell’autonomia e per immaginare nuovi scenari.