Paraloup, la scuola del ritorno
Nel nostro viaggio attraverso le terre alte alpine c’è anche un’altra montagna che ha subito l’effetto opposto, quello dell’abbandono. Migliaia di antichi borghi dai quali negli anni del boom economico le famiglie se ne sono andate, per la durezza del viverci e per l’attrazione verso una modernità plastificata.
Uno di questi lo andiamo a visitare. Paraloup è un borgo di poche case nel comune di Rittana, nell’omonima valle in provincia di Cuneo. E che grazie ad un progetto della Fondazione Nuto Revelli e dell’amministrazione comunale ma anche alla caparbietà di alcuni giovani che hanno fatto una scelta professionale e di vita che li ha portati sin qui, in questo luogo a millequattrocento metri sta rinascendo. Paraloup non è peraltro un luogo qualsiasi, se così si può dire, considerato il suo valore storico: nacque qui il primo nucleo della resistenza partigiana al nazifascismo.
La ricostruzione del borgo non ha però solo ragioni riconducibili alla memoria della resistenza. C’è un’altra memoria, quella della vita della montagna, che oggi sta prendendo corpo nella “Scuola del ritorno”. Senza alcuna retorica antimoderna, ma nell’immaginare un diverso rapporto con il lavoro, con la natura e, perché no?, con se stessi.
Di tutto questo parliamo con l’amico Marco Revelli (scrittore, saggista e figlio di Nuto Revelli), con il sindaco di Rittana Walter Cesana, con Luca, Sara e gli altri ragazzi che hanno dato vita alla Rete del ritorno.
La strada per arrivare al rifugio è malandata, ma qui ogni cosa diviene problematica e richiederebbe un surplus di attenzione da parte delle istituzioni che però sono prive di risorse e di autonomia, oppure lontane. Persino far arrivare la luce elettrica – ci raccontano – è stato problematico. Per le società per azioni che gestiscono i servizi contano i numeri, se non ci sono non c’è convenienza.
Il borgo è stato ricostruito con l’attenzione di lasciare ben visibili i segni della storia e anche dell’abbandono. A partire dai ruderi, infatti, le case hanno ripreso forma architettonica con un sapiente uso della pietra e del legno di castagno. E in una di queste case si svolge la nostra gradevole e intensa conversazione perché qui il cambio di paradigma di cui andiamo parlando appare in tutta la sua straordinaria potenzialità.
Mi colpisce l’emozione (quasi lo stupore) del Sindaco per il fatto stesso che veniamo da così lontano per ascoltare la loro voce e la loro esperienza, laddove la politica non ha occhi e sensibilità per la loro fatica. Figuriamoci pensieri.
È una bella domenica di sole e il terrazzo del rifugio è affollato di persone. Un’altra montagna è possibile e anche il pranzo che Luca ha preparato saltando fra il nostro incontro e la cucina risponde in pieno alla sensibilità per le cose che hanno valore. Così anche le scelte che potrebbero apparire impossibili diventano sostenibili.