Categoria: Itinerari

Itinerario 3. Roma e le sue utopie quotidiane

Itinerario 3 – Roma e le sue utopie quotidiane
5 Luglio – 8 Luglio 2017
Il programma (non ancora definitivo)

Mercoledì 5 Luglio
Forme di altra economia nella città
Ore 17.00
Il co-working Millepiani
A Millepiani, in via Nicolò Odero 13 (Garbatella) Incontro con Enrico Parisio
Ore 19.00
Incontro con Vincenzo Mancino (organizzatori di una rete di produttori agricoltori e allevatori laziali) in Via Domenico Panaroli 35, zona Centocelle
Cena a DOL – Di Origine Laziale

Roma e le sue utopie quotidiane

Il terzo itinerario del “Viaggio nella solitudine della politica”
Città dove si percepisce in modo paradigmatico la crisi dei gruppi dirigenti. Luogo di verifica critica delle nuove forme della politica organizzata, verticale, personalistica, aleatoria, liquida. Luogo che ha trasformato la legalità in feticcio ideologico di una politica vuota.
Roma non può essere amministrata senza una visione, affidandosi solo alla lista delle competenze, perché si viene immediatamente “catturati” da reti di relazione, agende politiche, esperienze, sistemi di valori e corpi sociali che si adattano perfettamente alle rappresentanze che esprimono.
Cercheremo di rintracciare, in questo viaggio, le utopie quotidiane che, con radicalità di pensiero e di azione, ridanno corpo a un nuovo patto di cittadinanza tra le comunità territoriali e le associazioni, che rendono vivibile la città, curandone i beni comuni e le relazioni, producono conoscenza e sperimentano la propria capacità di governo.
Silvano Falocco
A seguito della proposta di Michele Nardelli di un “viaggio nella solitudine della politica” del quale ci sentiamo, come tanti altri, co-promotori, abbiamo immaginato un itinerario romano attorno alle “utopie quotidiane”.

Itinerario 3 – Roma e le sue utopie quotidiane
5 Luglio – 8 Luglio 2017
Il programma (non ancora definitivo)
Mercoledì 5 Luglio
Forme di altra economia nella città
Ore 17.00
Il co-working Millepiani
A Millepiani, in via Nicolò Odero 13 (Garbatella) Incontro con Enrico Parisio
Ore 19.00
Incontro con Vincenzo Mancino (organizzatori di una rete di produttori agricoltori e allevatori laziali) in Via Domenico Panaroli 35, zona Centocelle
Cena a DOL – Di Origine Laziale

Giovedì 6 Luglio
Ore 16.00
La cultura per l’incontro e l’accoglienza
A Moby Dick Hub Biblioteca Culturale, incontro con Gioacchino De Chirico e con la Penny Wirton, la scuola di lingua italiana per migranti, fondata dallo scrittore Eraldo Affinati
Ore 19.00
Incontro con la Scuola Politica Danilo Dolci
A Millepiani, Via Nicolò Odero 13, Garbatella, per discutere insieme del Viaggio intorno alla solitudine della politica con Michele Nardelli
ore 21.00
Cena alla Garbatella da O’ masto
A seguire
Notte a Radio Impegno (dalle 24.00 fino alle 7.00 del mattino)
con Carlo Bramonti, Silvano Falocco e la Scuola Politica Danilo Dolci

Venerdì 7 Luglio
Ore 13.30
L’agricoltura urbana e la ri-abitazione della campagna
Incontro con Carlo De Angelis
ad Agricoltura Sociale Capodarco, via della Tenuta alla Mistica (Prenestina – Tor Tre Teste)
Ore 16.00
Incontro a Spin Time Labs, Via Statilia 15 (Esquilino. Santa Croce Gerusalemme)
Ore 17.30
Come si rivitalizza un territorio dal basso. Alla scoperta del “senso dei luoghi” e della percezione di un quartiere complesso e ricco: Torpignattara
Incontro con Claudio Gnessi
Ecomuseo Casilino (esperienze etnografiche a Torpignattara)
A seguire
Cena all’Art Museo a Tor Pignattara

Sabato 8 Luglio
Ore 11.00
Una conversazione con lo scrittore Eraldo Affinati
Ore 16.00
Incontro con Andrea Alzetta
Ore 18.00
Incontro con Marta Bonafoni
Ore 21.00
Festa conclusiva del nostro itinerario romano
a casa di Sandro Mengoli

La Regione Dolomiti, la resistenza delle proprietà collettive

Con la questione del Terzo Statuto abbiamo in buona sostanza introdotto anche la cornice del primo dei nostri itinerari, dal Trentino all’Alto Friuli, attraverso l’Alto Adige/ Südtirol e la provincia di Belluno. Quella di una realtà sovraregionale che ancora non esiste ma che potrebbe iniziare – anche a statuto invariato – ad immaginarsi come tale.

Ciascuna di queste realtà ha buoni motivi per farlo. Chi si rende conto che l’autonomia da sola non basta e che ci sono dimensioni di scala che sono condizioni imprescindibili per fare qualità, chi è stato messo nel limbo da uno scasso istituzionale che ha fatto saltare le Province senza che vi fosse un’alternativa di autogoverno, chi per uscire da vecchi cortocircuiti etnico-nazionalistici, chi ancora perché non ha saputo immaginare l’autonomia come processo dinamico di assunzione di sempre nuove competenze e responsabilità.

Nel difficile rapporto che segna, oggi forse ancora più di ieri, le scelte politico-amministrative fra la montagna e la pianura, una delle forme di resistenza al centralismo sono stati i beni comuni e la loro gestione partecipata attraverso le proprietà collettive, gli usi civici, le regole.

La ricchezza dei territori montani sta nelle loro caratteristiche e nei loro straordinari patrimoni indisponibili (che li dovrebbe proteggere dall’alienazione, anche se non sempre è stato così), risorse che da sole potrebbero garantire favorevoli condizioni di autogoverno. Parlo dell’acqua, degli impianti idroelettrici, dei pascoli e delle attività collegate, del legno, delle risorse minerarie, del sottobosco, della bellezza e unicità dei territori montani, del turismo dolce che ne può venire, dei borghi abbandonati e così via.

Usare il condizionale è d’obbligo perché in realtà il vincolo della proprietà collettiva (ovvero di ciascuno) in passato è stato aggirato in nome del superiore interesse regionale o nazionale. E questo ci parla di normative che non sono date una volta per tutte, che richiedono cioè consapevolezza, conoscenza, lungimiranza, capacità di contrattuale fra poteri, in una parola una nuova classe dirigente capace di riconciliare i territori e la politica. Prendendosi in capo responsabilità oggi delegate.

Terre che, in assenza di reali forme di autogoverno, si spopolano con il conseguente impoverimento. Frustrando le spinte al ritorno che soprattutto fra i giovani laureati prendono corpo nella speranza di mettere a disposizione le loro conoscenze alla comunità di origine cercando ambiti meno precari di quelli offerti nelle aree metropolitane. Portatori di un importante valore aggiunto, rappresentano una sorta di “ultima chiamata” nell’invertire la tendenza all’esodo verso le città.

Confronto sul Terzo Statuto

Il nostro primo itinerario sulla rotta della “Regione Dolomiti” inizia non a caso con una conversazione a più voci sul tema cruciale del “Terzo Statuto di Autonomia”.

La ragione di fondo è che il cuore di una nuova fase della nostra vicenda autonomistica, dopo il riconoscimento della specialità (primo statuto) e l’esercizio di un’autonomia pressoché integrale (secondo statuto), dovrebbe essere incardinato sul progetto di un’Europa federale fondata su nuove realtà regionali.

In altre parole, una devoluzione di poteri verso l’alto e verso il basso da parte di Stati-nazione ormai obsoleti e fuori scala, una dimensione sovranazionale in grado di sostenere ed interagire con i flussi globali ed una diffusa capacità di autogoverno responsabile dei territori.

In questa chiave interpretativa il “Terzo Statuto” travalica i confini della nostra specialità ed investe in pieno tanto il confronto sul tema del rilancio del disegno europeo, quanto il percorso della formazione delle cosiddette macroregioni che sin qui tendono ad immaginarsi più come nuove forme statuali che come opportunità relazionali oltre gli Stati.

Ecco perché questo confronto non può rinchiudersi nei nostri confini regionali: ne abbiamo bisogno per ridisegnare l’Europa e ne abbiamo bisogno se vogliamo che le nostre stesse autonomie possano misurarsi su ambiti gestionali nei quali la dimensione qualitativa non è affatto estranea a quella quantitativa. Così da diventare – nel corso del nostro viaggio – un proficuo terreno di dialogo in provincia di Belluno come nell’alto Friuli. Per niente estraneo, per altro, alla stagione referendaria che interesserà il Veneto e la Lombardia (elezioni anticipate permettendo) nel prossimo mese di ottobre in ordine alle loro prerogative di autogoverno.

Dobbiamo per la verità prendere atto che l’avvio del confronto, in Trentino come in Alto Adige – Süd Tirol, ha risentito della crisi della politica (in senso lato) nella fatica ad immaginare scenari nuovi. Così se in Alto Adige – Süd Tirol il dibattito è stato condizionato da un confronto rivolto al passato (il diritto all’autodeterminazione) che risente di un conflitto non ancora diffusamente elaborato e che pesa sul presente/futuro, in Trentino il confronto è sembrato prevalentemente metodologico ed avulso dalla realtà.

Perché del Terzo Statuto ha senso parlarne solo a fronte del maturo superamento della fase precedente, in assenza del quale rischia di essere un azzardo intempestivo e per certi versi anche pericoloso. Non è un caso che voci autorevoli che pure in passato avevano posto l’esigenza di questa nuova fase, a fronte della crisi del progetto europeo e del vento neocentralistico che spira in Italia (ma anche dello sfarinarsi dei tratti salienti dell’anomalia trentina), abbiano per così dire azionato il freno a mano.

Ciò nonostante crediamo sarebbe un errore. Il tema del Terzo Statuto va posto invece proprio come risposta al vento contrario e allo smarrirsi dei luoghi che hanno dato corpo all’autonomia, pur sapendo che il suo approdo richiederà una gestazione di lungo periodo. Un esercizio che sfida la politica nella sua degenerazione pragmatico/emergenziale, per riflettere sull’appannamento dell’autonomia e per immaginare nuovi scenari.

Itinerario 1. Regione dolomiti, un bene complesso

(18, 23/24 aprile, prologo, cui seguirà nei giorni 28, 29, 30 aprile 2017 il primo viaggio)

Territori coinvolti: Trentino (Trento e San Michele all’Adige), Südtirol/Alto Adige (Merano, Bolzano), Belluno e Provincia, Alto Friuli, Carnia

Tematiche: Autogoverno, Terzo Statuto, Minoranze, Montagna governata dalle città, Beni comuni e usi civici, Filiere, Risorse idriche, Bacini servizi, Turismo di qualità