In Trentino serve coraggio, anche nell’agricoltura | Incontri a Lavis e Villalagarina
N 46° 10′ 6.09” – E 11° 7′ 29.111” – Lavis
N 45° 54′ 57.872” – E 11° 1′ 51.011” – Villalagarina
*Dove? – Azienda Agricola Eredi di Cobelli Aldo e Municipio del Comune di Villalagarina
*Chi? – Massimiliano Pilati, Luca Paolazzi, Romina Baroni, Jacopo Cont, Eugenio Rosi, Marco Vender
*Cosa? – Nella ricognizione sullo stato dell’autonomia trentina non poteva mancare uno sguardo esigente e critico sulla filiera della ruralità di questa terra. A Villalagarina prima e a Lavis successivamente, il focus del confronto ha riguardato proprio questa filiera nella sua accezione più ampia che va ben oltre l’agricoltura fino ad investire i tratti più importanti di quella che qualche anno fa definimmo “anomalia trentina”. Quegli stessi tratti che ne hanno fatto la ricchezza (e la tenuta sociale) oggi scricchiolano fino a rivelarsi come altrettanti fattori di crisi.
Stiamo parlando di un’agricoltura che proprio nella sua dimensione “industriale” ha mostrato le sue maggiori insostenibilità, di una cooperazione che ne ha rappresentato la condizione principale di sviluppo ma anche di soffocamento, del credito rurale e del mutualismo che da sistema di sostegno e di tutela delle produzioni si è trasformato in strumento finanziario tendenzialmente omologato. E parliamo della stessa autonomia, straordinaria prerogativa che – quando ridotta alla sua mera dimensione finanziaria – subisce una sorta di metamorfosi fra deresponsabilizzazione e perdita di senso, mostrando l’inadeguatezza della sua classe dirigente. Dove l’acquisizione di nuove competenze avrebbe richiesto maggiore conoscenza e capacità. E dove la crisi della politica (in senso lato) ne ha accentuato la fragilità.
La scarsa consapevolezza della crisi ha fatto sì che non si mettessero in campo che azioni congiunturali, piuttosto che interrogarsi a fondo sulla sua natura epocale, magari cercando nuovi approcci e nuovi sguardi, prima che l’inadeguatezza si trasformasse in arroganza.
E’ in questo delicato passaggio della vicenda trentina che nelle interviste sul territorio abbiamo colto una sorta di sfarinamento di quel blocco sociale che è stato alla base della diversità di questa terra in un arco alpino per anni sprofondato nello spaesamento e nella paura. E che ancora il centrosinistra autonomista non sa vedere.
*Appunti.
Oggi l’anomalia c’è ma in negativo.
Regole vengono descritte da “poteri forti”, politica subalterna.
Svanisce la base sociale del centro-sinistra.
Solitudine degli amministratori, dei giovani, dei dolomitici (vignaioli).
Crisi che investe società, classe dirigente…crisi che viene da lontano, anche dentro quella che abbiamo definito come “anomalia” trentina.
Incoerenza del modello proposto (oscilla fra la narrazione e la pratica).
Cambiamento culturale non passa per narrazione, ma per ciò che si fa. Ritorna spesso la riposta “non c’è alternativa” (non si pratica il confronto).
“Passa il favore” (mutualismo “difensivo”) è risposta che prende il sopravvento sulla possibilità di sperimentare forme di cambiamento
Manca coerenza/rispondenza tra modello agricolo e caratteristiche territoriali (non più contadini ma ma operatori agricoli, prestatori d’opera)
Dolomitici nascono da solitudine e hanno pratico disobbedienza per mantenere propria autonomia.
Autonomia si rigenera dal basso (pensiero al domani).
Andare altrove, come caratteristica dello sguardo altro (necessario distacco).
In cosa consiste la “fortuna” di un territorio? (quale la coscienza di luogo?).
Necessaria scorgere tracce di pensiero diverse per territori diversi.
Negli anni non si sono poste le basi della rigenerazione del pensiero e delle classi politiche. Buona amministrazione diffusa disconnessa dalla strategia (la dimensione locale genera solitudine).
Risorse (materiali e immateriali) che soffrono del contesto.
Classe dirigente non all’altezza di un territorio inteso come Stato tra i monti.
Il problema non sono le risorse. Nel 2013 profetizzavo che nel 2018 la questione sarebbe stata la non soluzione delle difficoltà esistenti, che oggi sono molto più evidenti. Il tema è quello dell scelte (non fatte), della visione (mancante).
Classe dirigente viene prima o dopo la comunità? Viene prima l’uovo o la gallina?
In Trentino serve coraggio, anche nell’agricoltura.
Uscire dallo schema industriale. Cavit e Mezzocorona hanno prodotto uno schema insostenibile. In Italia rappresenta l’1,6% della superficie e ci sono due tra i cinque gruppi italiani della viticultura.