Dalla Catalunia al Tirolo
di Michele Kettmajer
Federico Zappini, un amico da sempre attento alle dinamiche sociali delle comunità e dei suoi territori anche autonomi, mi ha girato questo post di Davide Buldrini. Buldrini ragiona da tempo su un Europa più federata magari con una nuova ricerca del significato di nazione e di confine e ricorda quali e quanti territori autonomi o alla ricerca di più autonomia ci sono nel vecchio continente. I referendum, cosi con il metodo attuale e in questa epoca ancora sconosciuta e senza nome non restituiscono il senso di una comunità, ne i sui talenti ne le sue capacità di gestire bene il territorio. Un territorio che è soprattutto un bene comune matrice dell’autonomia.
Io vorrei che una comunità autonoma che decide di vivere insieme tra diversi condividendo ambiente e modi ancora diversi ma comuni negoziasse con la nazione di riferimento di elaborare con la UE uno status speciale interno alla Ue per quella comunità. La ricerca di un metodo per cui oltre alle nazioni anche le comunità autonome hanno uno status giuridico all’interno della Ue che permetta loro di partecipare. Questo potrebbe essere fatto da tutte le autonomie che sentono un’autonomia ospitale come valore importante e necessario.
Anche una ricerca approfondita da affidare a un’università (non quella di riferimento del territorio) sullo stato economico di quella comunità con particolare attenzione alle dinamiche economiche autonomiste sarebbe utile. Cosa comporta economicamente e finanziariamente a livello di costi e benefici essere autonomi?
E poi vorrei che nascessero molti laboratori territoriali che iniziassero a definire cosa significa essere autonomi per preparare il futuro del territorio e della comunità.
E poi accogliere altri pensieri anche lontani con la creazione di una task force con esperti (sociologi, antropologi, filosofi, e molti altri) nazionali e internazionali per ragionare intorno ai temi dell’autonomia per costruire dei modelli sociali previsionali utili a preparare il futuro della comunità davanti alla serra della globalizzazione dove pochi stanno dentro e molti stanno fuori.
E vista l’aria che tira ci vorrebbe anche la richiesta che la comunità autonoma entri a far parte della Ue qualora lo Stato di appartenenza decidesse di uscirne.
E poi?
*dal blog Informazione Civica, 20 settembre 2017